PESCE, INDAGINE SULLE ETICHETTE ILLEGALI
- 09 Dic
PESCE, INDAGINE SULLE ETICHETTE ILLEGALI
La vendita al dettaglio del pesce fresco in Italia è spesso accompagnata da irregolarità nell’etichettatura e dalla mancanza di informazioni. Ecco cosa c’è da sapere e come scegliere il pesce giusto.
Marcati rionali, pescherie e supermercati. Abbiamo analizzato oltre 100 rivenditori Italiani, leggendo in totale quasi 600 etichette. I risultati sono nel nostro ultimo Rapporto "Muta come un pesce" che fotografa una realtà preoccupante: quasi l’80 per cento delle etichette esaminate non rispetta infatti appieno il regolamento europeo in vigore ormai da oltre due anni.
Le informazioni obbligatorie
Secondo le normative vigenti in etichetta dovrebbe essere obbligatoria la presenza di informazioni come l’attrezzo di pesca utilizzato, l’esatta denominazione della zona o sottozona di cattura FAO, il nome scientifico e commerciale della specie e il metodo di produzione (pescato, allevato o pescato in acque dolci). Tutte informazioni che aiuterebbero i consumatori a compiere scelte sostenibili quando si recano ad acquistare il pesce.
«Solo conoscendo l’attrezzo e la zona di cattura esatta, i consumatori possono scegliere il pesce più sostenibile, ovvero quello locale catturato con attrezzi da pesca artigianali che hanno un minor impatto sull’ambiente», afferma Serena Maso, Campagna Mare di Greenpeace Italia. «Compiere scelte responsabili non solo aiuta il mare, ma anche i piccoli pescatori locali, in forte crisi perché schiacciati da un mercato invaso dai prodotti provenienti soprattutto da pesca industriale e distruttiva».
I dati
Dall’analisi realizzata in 13 Regioni Italiane emerge che tra le informazioni obbligatorie è quasi sempre presente solo l’indicazione del nome commerciale; il nome scientifico è invece assente nel 34,1 per cento delle etichette analizzate. L’indicazione dell’attrezzo di pesca manca nel 36,3 per cento dei casi, mentre l’indicazione della zona di cattura non è indicata correttamente nel 56,6 per cento dei casi e sull’11 per cento delle etichette esaminate è completamente assente.
Le maggiori irregolarità sono state riscontrate nei mercati rionali e nelle pescherie. Nei supermercati, per quanto migliore, la situazione è lontana dall’essere perfetta e, a parte Esselunga, in tutte le catene visitate - tra cui Coop o Carrefour - le infrazioni registrate sono ancora troppo numerose.
Controlli assenti
Greenpeace chiede maggiori controlli, più legalità e un’adeguata formazione del personale addetto alla vendita affinché le normative vigenti vengano rispettate. Inoltre i punti vendita dovrebbero ampliare l’offerta dei prodotti sostenibili e puntare alla valorizzazione dei prodotti ittici artigianali e locali a basso impatto ambientale: un passo necessario per aumentare la qualità dell’offerta, contribuire alla salute del mare e sostenere chi lo rispetta.
Avere un’etichetta chiara e completa, che ci dica dove e come è stato pescato un pesce è un diritto dei consumatori e un obbligo dei rivenditori.
Dobbiamo imparare a consumare meno e meglio, e a pretendere le informazioni che ci servono per farlo. Greenpeace ha realizzato un sito web e una guida con suggerimenti e consigli per l'acquisto di pesce.
http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/MUTA-COME-UN-PESCE-Indagine-sul...