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PESTICIDI, L'EUROPA CHIEDE STOP AL BENTAZONE

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PESTICIDI, L'EUROPA CHIEDE STOP AL BENTAZONE

Due organismi europei hanno preso altrettante decisioni in favore dei consumatori in materia di pesticidi. La Corte di giustizia Ue ha scelto di far cadere il segreto industriale (e commerciale) sul loro uso e il Parlamento europeo ha detto 'no' al rinnovo dell'autorizzazione per l'utilizzo in agricoltura bentazone, un erbicida tra i più diffusi al mondo. Esultano le associazioni ambientaliste, Greenpeace in testa, definendo "storica" la prima decisione, soprattutto in sulla scia del "caso glifosato'". In particolare, la Corte ha stabilito che nella richiesta di accesso agli atti sull'autorizzazione di prodotti agrochimici il diritto all'informazione prevale sulla tutela del segreto commerciale e industriale. I giudici comunitari hanno dato torto alla Commissione europea, che aveva divulgato solo parte delle informazioni richieste da due Ong circa la prima autorizzazione del glifosato trincerandosi dietro l'obbligo del mantenimento del segreto.

In base alle decisioni odierne, si legge in una nota diramata da Greenpeace Italia e Pesticide Action Network Europe, "sia le autorità europee che quelle nazionali dovranno d'ora in poi rendere pubblici" tutti gli studi utilizzati per le valutazioni dei rischi dei pesticidi, inclusi quelli forniti dalle aziende produttrici.

Intanto, con una risoluzione non vincolante approvata oggi a Strasburgo con 361 voti a favore, 289 contrari e 28 astenuti il parlamento europeo ha chiesto alla commissione di Bruxelles di non rinnovare l'autorizzazione per l'erbicida bentazone, che scade il 30 giugno 2017. La sostanza è impiegata di frequente in agricoltura.  Pur non giocando un ruolo diretto nella procedura di autorizzazione delle sostanze chimiche a livello Ue, gli eurodeputati invitano la Commissione europea a sospendere l'iter che rinnova il permesso di utilizzo del bentazone fino al 2032, perché mancano prove certe sulla nocività o meno della sostanza per l'uomo e per l'ambiente. Bruxelles intende rinnovare l'autorizzazione, che scade il 30 giugno del 2017, "malgrado l'opinione dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare e le raccomandazioni della mediatrice europea", sottolinea il gruppo dei Verdi.

Nella risoluzione, il Parlamento nota che il bentazone può facilmente passare nelle acque di falda e che è sospettato di interferire con la riproduzione umana. "Alla Commissione Europea non importa nulla di nessuno - dice Michèle Rivasi, vicepresidente del gruppo dei Verdi - nel febbraio scorso la mediatrice europea aveva insistito perché non venissero più autorizzate sostanze per le quali mancano dati scientifici, come nel caso del bentazone. Nel suo rapporto del 2015, l'Efsa stimava che i dati fossero insufficienti per pronunciarsi sulla sua caratteristica di perturbatore endocrino". "Cosa ancora più grave - aggiunge - l'Efsa afferma che il bentazone è tossico per la riproduzione e che è stato osservato un ritardo nello sviluppo del feto sui ratti. La Commissione trascura questi allarmi seri, volendo rinnovare l'autorizzazione di questa sostanza. Le chiediamo di tenere conto di questo chiaro rifiuto del Parlamento e di rivedere la sua posizione".

Il bentazone è una molecola utilizzata per realizzare erbicidi, prodotta dal colosso tedesco della chimica Basf, che ha sede a Ludwigshafen, nella Renania-Palatinato. Già nel caso del glifosato il Parlamento, che non ha poteri diretti in materia, aveva votato contro il rinnovo dell'autorizzazione, aumentando così la pressione politica sulla Commissione. Alla fine il glifosato, dopo molte polemiche, non ha ottenuto l'approvazione finale dell'autorizzazione, ma una semplice proroga per 18 mesi.